N.B.: Prima di iniziare la lettura di quello che è un insieme di esperienze personali, pensieri e commenti miei, ti lascio un paragrafo con definizioni e descrizioni dei disturbi del comportamento alimentare che ho messo assieme da varie conferenze a cui ho assistito, articoli che ho letto e dal DSM-5.
COSA SONO I DCA
I disturbi del comportamento alimentare sono un gruppo di patologie psichiatriche, tutte caratterizzate da anomalie del comportamento alimentare, disturbi della percezione o rappresentazione del corpo e presenza di pensieri disfunzionali relativi al cibo, alle sue proprietà e ai suoi effetti sull’aspetto corporeo. I DCA non hanno forma e coinvolgono sia maschi che femmine (anche se sono statisticamente più diffusi tra le femmine). Tra questi si ricordano: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo evitante/restrittivo, disturbo da alimentazione incontrollata e altri disturbi del comportamento alimentare e dell’alimentazione con quadri clinici misti. Nel 2021, secondo i dati dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), c’è stato un incremento del 40% dei casi di disturbi del comportamento alimentare con un preoccupante abbassamento dell’età media di esordio. Sempre secondo questi dati, in Italia, circa 3 milioni di persone soffrono di questi disturbi, quindi, circa una persona su venti.
ANORESSIA NERVOSA:
criteri diagnostici fondamentali:
- Peso criticamente basso (BMI<18.5) o un significativo decremento ponderale con un normopeso ancora conservato
- Spiccata paura di ingrassare che cresce nel tempo (anche se il peso continua a diminuire)
- Alterata percezione del proprio corpo
BULIMIA NERVOSA:
criteri diagnostici fondamentali:
- Presenza dei cosiddetti episodi di binge eating o abbuffate (perdita di controllo sul cibo con ingestione di quantità di cibo importanti in poco tempo con l’impressione di non riuscire a fermarsi; spesso vengono ingeriti cibi ipercalorici ma anche frutta e verdura)
- Condotte compensatorie con la finalità di espellere il cibo introdotto (vomito, lassativi, uso di diuretici, eccessiva attività fisica)
- Livelli di autostima dipendenti quasi esclusivamente dal controllo del peso
DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA:
criteri diagnostici fondamentali:
- Mangiare più rapidamente del dovuto
- Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni
- Mangiare in assenza di fame
- Mangiare da soli per l’imbarazzo o la vergogna di sentirsi osservati
- Sentirsi disgustati o depressi o in colpa dopo l’abbuffata
- Assenza di condotte compensatorie
DISTURBO EVITANTE/RESTRITTIVO:
incapacità di assumere gli appropriati apporti nutrizionali per:
- Mancanza di interesse per il cibo
- Perdita di peso e/o deficit nutrizionali e/o bisogno di nutrizione artificiale
- Evitamento del cibo per disgusto
- Evitamento del cibo per paura delle conseguenze dell’alimentazione (per esempio per paura di vomitare)
Per ulteriori informazioni sui disturbi del comportamento alimentare, puoi consultare il link https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/ o leggere la sezione dedicata ai disturbi alimentari e di nutrizione del DSM-5.

A POSTERIORI…
Se tutto va come deve andare, se riesco a non cancellare anche queste righe, oggi è il 15 marzo e tu stai leggendo questo articolo. Non sono un medico, nemmeno uno psicologo, e non ho nessunissima competenza per parlare di disturbi del comportamento alimentare, però vorrei dare il mio contributo alla giornata di oggi, che non si limiti alla condivisione di una storia su Instagram. Voglio scrivere di DCA perchè una persona su 20 in Italia ne soffre, ma sono sicura che in realtà questo numero sia paurosamente maggiore, per il semplice fatto che ammettere di soffrire di un DCA e chiedere aiuto non è facile e nemmeno scontato. Fa paura.
Non credo che un articolo in più o in meno cambi qualcosa o spinga qualcuno a farsi aiutare, ma sono fermamente convinta che se ci rendessimo conto che i DCA sono molto più frequenti di quanto ci aspettiamo e che anche i nostri amici stretti o persone da cui “non ce lo aspetteremmo” ne soffrono o ne hanno sofferto, inizieremmo a pensare a soluzioni più efficaci e ci sentiremmo meno soli nel chiedere aiuto. Quando hai problemi con il cibo esisti solo tu e il cibo; ti alieni e non riesci a vedere né quanto stai soffrendo tu, né quanto stai facendo soffrire chi ti sta intorno. Esisti tu come numero sulla bilancia e il cibo come numero di kcal che devi cercare di ridurre al minimo.
Io non credevo si potesse smettere di mangiare, evitare il piacere del cibo o vomitare tutto dopo averlo ingerito. Mi sembrava davvero impossibile che ci potesse essere un pensiero che si insinuava nella tua testa in modo così potente da riuscire a sopprimere un bisogno fisiologico. Poi sono diventata un’adolescente. Nell’epoca più delicata della mia vita (fino ad ora), ossia la pubertà, ho iniziato a fare attenzione al mio aspetto fisico, in primis, perchè io avevo iniziato a cambiare e poi perchè gli altri hanno iniziato a farmelo notare. Come Vitangelo Moscarda ha visto il suo naso storto dopo un’innocente osservazione della moglie, io ho iniziato a notare le mie gambe grosse solo dopo che, diverse persone, in diverse situazioni e con diverse modalità, hanno iniziato a portarle alla mia attenzione. Da quel momento, il pensiero delle mie gambe mi ossessiona: sono una delle mie più grandi debolezze. Avere dei punti deboli, delle cose che non ci piacciono è normale: c’è chi è in paranoia per il proprio naso, chi per le orecchie, chi per le caviglie, gli occhi ecc; il problema è sempre l’eccesso. Ma come si arriva all’eccesso? Io mi sono detta che non c’è un evento scatenante unico e univoco, ma che è un po’ un insieme di cose, ambienti e situazioni a cui siamo esposti. Per me quell’eccesso è stato il DCA. Nel chiedermi perchè si sviluppa un DCA, ti riporto quella che secondo me è la risposta più completa che io abbia trovato. Esistono 3 tipi di fattori: i fattori predisponenti, che, come si intende dal termine, rendono una persona più predisposta e più sensibile ai fattori precipitanti, che sono quelli che possono provocare l’insorgenza del disturbo, e i fattori di mantenimento che permettono al disturbo di continuare ad autoalimentarsi nel tempo. Tra i fattori predisponenti, le ricerche parlano di fattori familiari, socio-culturali e personali e tra i fattori precipitanti ci possono essere traumi vari ed eventuali, bullismo e situazioni familiari poco positive.
A posteriori, mi rendo conto di quanto la società sia cambiata negli ultimi anni. Quando ero piccola non c’era la stessa sensibilità che si è costruita ora riguardo ad alcuni temi, tra cui i disturbi alimentari stessi. Fin da bambina ho sempre sentito parlare di diete, cure dimagranti e di quanto magro fosse uguale a bello. In TV era pieno di pubblicità di creme anti-cellulite, di pillole brucia grassi e barrette sostitutive, nei programmi televisivi c’erano le veline alte, magre e belle, sui giornali solo foto di modelle o peggio, prime pagine con foto di donne bellissime in costume che però “si sono lasciate andare e hanno preso qualche chilo”. Non è che adesso Instagram non sia pieno di foto di modelle con gambe chilometriche, ma almeno inizia ad esserci una maggior inclusività dei corpi e una maggior sensibilità a riguardo.
A volte mi chiedo se sia davvero così, o se semplicemente io non sia cresciuta e abbia imparato, a mie spese, a riconoscere che non tutto quello che si vede nei social è realtà. Altrimenti l’abbassamento della media dell’età di esordio dei DCA non si spiegherebbe. I ragazzini sono esposti a Internet e a quei modelli inimitabili sin da piccolissimi e spesso e volentieri non sono tutelati perchè non hanno la capacità di discernere ciò che è vero da un montaggio.
Ci sono sempre più persone che si ammalano e sempre più piccoli: negli ultimi 2 anni c’è stato un incremento del 40% dei casi di DCA e si calcola che circa il 30% dei totali sia sotto i 14 anni. La situazione è drammatica e non so quanto siamo pronti ad affrontare questa realtà come società. Le malattie mentali sono ancora troppo stigmatizzate e troppo spesso sento commenti che dovrebbero essere evitati.
Ancora adesso, a 21 anni, sento familiari, parenti e amici commentare quanto e come mangio: “mangia un po’ di più”, “il secondo non ti serve”, “sei ingrassata” o “sei dimagrita”, come se la forma del mio corpo fosse in qualche modo affar loro o come se fosse necessario puntualizzare come il mio corpo sia cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti. A volte, ancora adesso questi commenti mi turbano, perchè è come se la me di 16 anni tornasse a dirmi “vedi che avevo ragione, ci giudicano sempre! Devi fare di tutto per rispettare gli standard”, ma con il tempo si impara a gestire queste considerazioni altrui e anche ad affrontarle nella maniera corretta, ossia educando le persone che le pongono.
Soffrire di un disturbo alimentare ti logora, ti congela e ti fa isolare. Fa freddo, fa sempre freddo e tutto perde un po’ di colore. Il cibo ti ossessiona: è il primo pensiero appena ti svegli, l’ultimo prima di andare a dormire. La più grande soddisfazione è pesare la sera quello che pesavi la mattina. Ogni cosa che ingerisci è associata a un numero che devi controllare e che conosci a memoria. Devi riuscire a chiuderti il polso tra pollice e indice, quando ti guardi allo specchio devi avere “l’autostrada” tra le gambe e devi bruciare tutto quello che mangi facendo sport. Devi fare 10000 passi al giorno, quindi ad ogni cambio dell’ora devi camminare in giro per l’aula facendo più passi che puoi. Devi mangiare insalata per pranzo e cena e a cena non puoi mangiare la pasta o il riso o qualsiasi altro carboidrato. Se sei costretta a mangiare la pizza il sabato sera, devi digiunare tutto il giorno e la pizza la prendi baby. L’alcol fa ingrassare, puoi bere solo acqua.
Dopo un po’ di tempo a questo ritmo effettivamente perdi peso e riesci a mettere i jeans della taglia 36, ma hai fame e a un certo punto cedi e mangi quell’alimento X che ti sei vietata per mesi e ne mangi molto più di quello che dovresti. Non ricordavi fosse così buono e, per un momento soltanto, pensi che potresti mangiarlo ancora, magari più spesso. Poi ti guardi allo specchio e vedi la tua pancia gonfia. Dentro di te, nel profondo, sai che, se sei gonfia e dopo aver mangiato pochissimo per mesi, il tuo corpo non è più abituato a quantità di cibo normali o più elevate, ma ti convinci che stai già ingrassando e vomiti tutto. Pensi che tanto, una volta non cambia nulla. Poi succede la seconda, la terza, la quarta, finchè non arrivi a vomitare tutto quello che mangi, sia dopo una grande abbuffata, sia dopo un pasto che solitamente avresti considerato “sano”. A quel punto inizi a prendere peso e ti cade un po’ tutto il mondo addosso. Il sistema che ti sei costruita non sta più funzionando, era inevitabile, ma ci sei cascata comunque. Iniziano i sensi di colpa, per non essere magra come prima, per non riuscire a controllare il cibo che ingerisci come prima e poi perchè inizi a stare male. Ti fa male la testa sempre, ti fa male la gola e senti l’esofago in fiamme ogni volta che mangi qualcosa. Continui ad avere mal di pancia, non riesci nemmeno a fare sport perchè ti mancano le forze, eppure mangi e ingrassi e l’ossessione si autoalimenta; è un circolo vizioso, un cane che si morde la coda. Finchè ad un certo punto ti accorgi di quello che sta succedendo e riparti da te. Saranno pianti, ricadute, giorni tristi; è un percorso lungo che richiede tanta fatica e tanta forza: non credo finisca mai. Il pensiero ossessivo che scatena il DCA continua a rimanere nella tua testa come un virus che va in latenza, solo che impari ad essere più forte e a soffocarlo come lui ha soffocato per anni la tua vita. Ritornerai a mangiare quello che ti piace e ad essere felice se qualcuno ti prepara qualcosa di buono. A volte ci saranno delle giornate in cui non hai fame, altre in cui non smetteresti mai di mangiare, ma è parte del percorso che stai facendo per ristabilire un rapporto sano con il cibo. Inizierai ad accorgerti che intorno a te ci sono molte persone che soffrono di quello che hai tu e ti farà stare male vedere quanto, in realtà, non sei sola. Questo ti spingerà a parlare di quello che hai vissuto, senza vergognarti di quello che ti sei fatta, o meglio, perdonandoti per quello che hai fatto e cercando di non cadere nella stessa trappola.
Se tu che stai leggendo, credi o sai di avere a che fare con un disturbo alimentare, vorrei che sapessi che ad un certo punto, non so quando e come, diventerai più forte e troverai il coraggio di chiedere aiuto. Quello che stai provando ora fa schifo e so che non pensavi saresti arrivat* a tanto, ma il tuo dolore, la tua sofferenza e la tua condizione non devono essere minimizzate o sottovalutate solo perchè credi che ci siano sofferenze o problemi peggiori. So che fa freddo, che sei stanc* e che ti senti sol*, ma non lo sei. Non è troppo tardi per chiedere e trovare aiuto.
Se tu che stai leggendo, conosci qualcuno che credi soffra di un DCA, non perdere le speranze. Probabilmente hai già affrontato l’argomento con la persona e hai ricevuto una grande porta in faccia. Nessuno vuole ammettere di star facendo qualcosa di sbagliato o di essere in difficoltà, quindi prova a parlarci nuovamente, magari lontano dai pasti (un momento un po’ trigger), quando la persona è potenzialmente più serena. Evita giudizi, non farla sentire “strana”, non attaccare perchè riceverai la peggiore delle difese. Cerca anche tu aiuto dalle figure di competenza per capire quale sia il miglior approccio da adottare e ricordati di non tralasciare anche la tua salute mentale.
Se tu che stai leggendo, lo hai fatto solo per curiosità, spero che questo articolo ti sia servito a riflettere anche sul potenziale potere che hai all’interno del tuo contesto sociale. Spero che, prima di giudicare o commentare un corpo, ti chiederai se sia davvero necessario il tuo commento o la tua opinione o se magari dall’altra parte c’è una persona sensibile al tema, che potrebbe soffrirlo più di quanto immagini. Bada bene però che non sempre le persone con DCA sono riconoscibili e potrebbero coinvolgere anche coloro da cui non te lo aspetteresti.
