Quando i dinosauri andavano ancora a zonzo

Riflessione sul potere della fotografia.

Piove. È ancora inverno. Una leggera e persistente nebbia lascia intravedere un pallido sole. Ci prepariamo una bella tazza di tisana calda, ci sediamo a gambe incrociate sulla poltrona e iniziamo a riflettere e a rivangare vecchi ricordi sorseggiando di tanto in tanto la bevanda fumante.

Capita a tutti di ritrovarsi in una giornata uggiosa di fine febbraio un po’ nostalgici e malinconici. D’un tratto ci alziamo e scomodiamo quell’album di vecchie fotografie che riposa impolverato su quello scaffale da troppo tempo.
Tirare via la polvere con la mano, aprirlo, sentire il caratteristico rumore crepitante delle istantanee che per poco non si staccano e toccare con mano la carta lucida e liscia delle fotografie è una sensazione speciale che fa riemergere in noi ricordi che forse credevamo perduti.
Mentre sfogliamo lentamente tutte le pagine e guardiamo con attenzione una foto alla volta, il primo pensiero che invade la mente è: “Questo è successo quando i dinosauri andavano ancora a zonzo!”.

La fotografia ha un potere affascinante: è in grado di trasportarci improvvisamente in un altro luogo e in un’altra epoca e di farci rivivere i ricordi! In particolar modo le fotografie che possiamo toccare con mano riescono a parlarci e a raccontarci ciascuna la loro storia.

Fa riflettere come la tecnologia si sia sviluppata a tal punto che ogni persona in qualsiasi momento ha la possibilità di scattare foto con il proprio smartphone e con pochi semplici clic di condividerla con tutto il mondo. 
Da un lato questo aspetto è strabiliante: poter avere a disposizione immediatamente la fotografia e poterne scattare un’infinità subito dopo. Tuttavia, in un certo senso, questo ha tolto quella magia che aleggiava attorno alle istantanee, l’aspettare che il fotografo le sviluppasse e portarle a casa per scegliere quale verrà messa vicino alle altre su quella credenza.

Come prova di ciò sfido voi, cari lettori, a controllare quante foto avete nella galleria del vostro cellulare, vedere quante di esse hanno ancora un significato per voi e a provare a ricordare il motivo per cui avete immortalato quel momento.

Ogni qualvolta che vediamo qualcosa di particolare sentiamo l’impellente bisogno di catturarlo con un clic, con la consapevolezza che dopo qualche giorno riguardando quella foto, sempre ammesso che ci ricorderemo della sua esistenza, l’unico pensiero sarà “interessante…ma cos’è ‘sta roba e perché?”.
È così semplice scattare delle fotografie oggi, basta solamente premere un pulsante sullo schermo e il gioco è fatto! E non solo! Possiamo controllare subito se abbiamo inquadrato bene il soggetto, se la luce è corretta o se ci sono altri difetti. Ma niente paura, si può sempre cliccare quel pulsante di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. Fino a quando il risultato non ci soddisfa.
È proprio questo che rende questi scatti, potremmo dire, meno istantanei. È questo che fa in modo che perdano velocemente il loro valore e significato. Sono così semplicemente ripetibili.

Una volta, prima dell’avvento degli smartphone e delle macchine fotografiche digitali, non si aveva la possibilità di immortalare ogni istante e non si poteva dire infinite volte “è venuta male, la rifacciamo”. Gli scatti a disposizione erano limitati e costosi. Bisognava essere sicuri di immortalare il momento giusto. Ogni fotografia era preziosa, veniva custodita con cura e tramandata.

Quanto è bello andare a trovare i propri nonni e vedere nella cornice la foto di quando erano ancora giovani e sentirsi spiegare la storia che sta dietro ad ogni foto? Oppure vedere il volto dei nostri bisnonni? O guardare le foto di quando noi eravamo appena nati e seduti sul seggiolone puntualmente con la faccia ricoperta di omogeneizzato alla mela?

All’epoca per vedere se la fotografia fosse venuta come desiderata, bisognava portare il rullino dal fotografo e aspettare che venisse sviluppato. Solo al momento dell’apertura della busta si scopriva se effettivamente le foto fossero uscite come ci immaginavamo. A quel punto le istantanee venute meglio venivano incorniciate e appese al muro o esposte su un mobile in modo che tutti potessero ammirarle.

Oggigiorno questi passaggi vengono del tutto by-passati e le fotografie vengono indistintamente archiviate nel “rullino” per andare spesso incontro all’oblio. Ormai più nessuno ha tempo per portare a sviluppare le fotografie, nessuno ha più voglia di aspettare, nessuno ha più voglia di incorniciarle e poi spolverarle. Noi siamo quella generazione che vuole “tutto e subito, niente attese”.
Certo è molto più comodo avere le foto nel telefono, dove sono sempre a nostra disposizione e dove certamente non si riempiono di polvere. In questo modo però gli scatti perdono significato, perdono la loro capacità suggestiva e vengo dimenticati.

Personalmente, credo che le fotografie cartacee riescono a parlarci. Sono le fotografie di quell’album su quello scaffale che riescono a farci riprovare le emozioni immortalate in esse e a farci esclamare “È successo quando i dinosauri andavano ancora a zonzo!”.

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