Il filo rosso della cucina italiana: le Cesarine

di Sara Chiriatti

Sfogliare un ricettario, di questi tempi, potrebbe essere paragonato a far emergere dalla polvere, a piccole pennellate, un affresco in una delle case di Pompei: inconsueto e per pochi, ma sicuramente di inestimabile valore.

A cosa serve dunque sfogliare quaderni grossi come mattoni, pieni di appunti e modifiche apportate alle ricette, quando si può benissimo googlare gli ingredienti che abbiamo in dispensa e in pochi minuti avere le dosi precise per un pranzo completo?

Questo è il mondo del fast food. Un mondo che ci insegna a prendere le ricette dalle storie di instagram e prepararle in massimo 10 minuti perché sarebbe un sacrilegio passare ore e ore in cucina a badare ad un ragù borbottante.

C’è una piccola realtà, però, che si occupa di mantenere viva la tradizione culinaria italiana, che dà valore ad ogni singola pagina ingiallita di quei ricettari e cerca di riportare in voga il sedersi a tavola tutti insieme a godere dei  piatti che hanno fatto la storia del mangiar bene italiano: è quella delle Cesarine e dei loro home restaurants.

Cesarina: che-za-ri-na [tʃezarina], per definizione, è un appassionato cuoco e “oste” italiano il cui impero è il cuore della casa italiana: la cucina. Letteralmente si traduce con “Piccolo Giulia Cesare”.

Ci sono Cesarine in tutta Italia e formano una rete nazionale il cui unico obiettivo è far sì che turisti e amanti della buona cucina tradizionale possano godere di una serata in compagnia di chi fa parte della storia, ancora in fieri, del cibo italiano. Lo storytelling, infatti, è parte integrante delle cene nelle case di queste Cesarine. Ogni piatto, dopo essere stato preparato secondo le ricette di mamme e nonne, viene raccontato, quasi come se fosse una bellissima favola, partendo dalle origini, fino a giungere alle varie modifiche nei secoli, diventando esso stesso simbolo di una storia che non si deve leggere solo sui manuali.

Vittoria Politi e Davide Maggi hanno creduto nel valore del patrimonio gastronomico italiano e hanno fondato questa start-up che ora riesce ad unire circa 400 Cesarine in quasi tutte le regioni di Italia.

I tre punti cardine di questa idea sono: Ospitalità, perché questi accoglienti osti aprono le porte delle loro case a numerosi ospiti per condividere con loro i valori e le conoscenze della tradizione. Territorio, in quanto ogni Cesarina regala un’esperienza culinaria attraverso una personale interpretazione e scelta delle ricette tradizionali più autentiche. Convivialità, perchè non è Italia se non c’è condivisione. Non è solo un viaggio gastronomico tra sapori nuovi, è anche la scoperta di legami familiari che, generazione dopo generazione, hanno saputo preservare il vero gusto della tradizione italiana a tavola.

Sorprende come sul mercato ci sia un’effettiva domanda, ovvero persone interessate a conoscere fino in fondo la regione che stanno visitando, passando anche per il palato, decidendo di farlo nelle case di chi lì ha trascorso tutta la propria vita.

Allora, forse, non siamo tutti fedeli discepoli del divino “Just eat” e della pizza sul divano. C’è ancora qualcuno che crede nel potere del buon cibo, quello condiviso, il cibo che non riempie solo lo stomaco, ma che regala sorrisi e, perché no, anche lacrime di gioia. Cucinare è un atto d’amore. Non importa quanto siano diverse o distanti geograficamente la bagnacauda e la pitta salentina. Nascono entrambe in profumate cucine, entrambe da chi non vede altro modo di esprimere l’amore per i propri commensali se non offrendo loro una tavola imbandita, rimanendo a fissarli mentre, boccone dopo boccone, ogni piatto ritorna all’originario candore.  

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