Ovvero l’arte di essere sommersi dalle cose
MESE DI GENNAIO: TEMPO DI SALDI!
di Giulia Vendrametto
La società odierna in questo periodo ci bombarda di pubblicità, volantini, e-mail con lo scopo di indurci a comprare cose di cui non abbiamo effettivamente bisogno. Tutto questo alimenta la macchina del consumismo, ossia quel desiderio umano di possedere prodotti in eccesso rispetto ai reali bisogni della persona.
Le radici del consumismo affondano nel XVIII secolo durante la Rivoluzione Industriale Inglese. In quel contesto, la disponibilità di beni crebbe sostanzialmente grazie alle fabbriche sempre più all’avanguardia.
In seguito questo fenomeno si estese agli altri paesi più sviluppati economicamente come Francia e Stati Uniti, arrivando ai giorni nostri dove anche i paesi in via di sviluppo stanno sperimentando questa voglia morbosa di acquistare senza controllo.

Il XX secolo viene definito come l’era del consumismo materialistico ispirata dal “Paradosso Americano”, come lo definì Christine Frederick, un’economista americana. L’idea è che se le persone vogliono avere qualcosa di più, invece che risparmiare tendono a spendere tutti i soldi che hanno.
Se da un lato tutto questo crea un beneficio per l’economia, dall’altro ci sono numerosi aspetti negativi che fanno capire come il consumismo sia un fenomeno sottovalutato.
Il problema principale è che in questo modo si tende ad avere sempre più cose, le quali devono trovare un posto nella nostra casa in modo da mantenerla ordinata. L’ansia di avere tutti questi oggetti e non sapere più dove riporli viene chiamata in inglese “stuffocation” (letteralmente soffocamento da cianfrusaglie); questo malstare ci porta ad affermare che l’avere più cose non sia più considerato solamente positivo, ma diventi negativo per la nostra stessa salute mentale.
Questo sentimento lo proviamo ogni volta che guardiamo dentro all’armadio e non sappiamo cosa indossare o quando non sappiamo più dove abbiamo riposto quell’oggetto perché siamo circondati da troppe cose.

Molte persone tenderanno a dire che questa sia un’esagerazione e una visione pessimistica di una realtà che comunque apporta benefici economici, ma la verità è che siamo arrivati ad un punto di saturazione materiale e stiamo vivendo una vera e propria clutter crisis (crisi da ammasso).
La clutter crisis sta diventando un vero e proprio problema in America. Secondo degli studi svolti nel 2012 dall’Università della California, il 90 percento dei garage delle case visitate viene usato come ripostiglio e nella prima casa esaminata sono stati contati 2260 oggetti soltanto nelle prime tre stanze.
Disfarsi degli oggetti è la cosa più difficile, in quanto rappresenta un’ammissione che quell’acquisto è stato inutile o che alla fine non avevamo avuto il tempo di utilizzarlo, perché, in fin dei conti, non ne avevamo necessariamente bisogno.
Molto spesso, infatti, decidiamo di acquistare qualcosa solamente per impressionare gli altri cercando di dimostrargli il successo raggiunto, il miglioramento che abbiamo deciso di acquistare per noi stessi, ma tutto questo si riduce ad uno spreco di denaro e ad un oggetto in più sulla mensola.
Spesso, affermiamo che l’acquisto di un nuovo bene materiale ci renda felici e ci nascondiamo dietro questa finta verità. In questo modo, però, diventiamo schiavi delle tendenze e non ci rendiamo conto che dopo poco quella felicità provata inizialmente sfuma diventando semplice abitudine.
❝Uno dei nemici della felicità è l’adattamento […]. Compriamo cose per renderci felici e ci riusciamo. Ma solo per un po’. All’inizio le cose nuove sono eccitanti, poi ci adattiamo a loro.❞
Thomas Gilowich
Thomas Gilowich, professore di psicologia presso la Cornell University, ha scoperto assieme ad altri ricercatori che le esperienze sono il vero regalo che dovremmo farci per essere più felici. Esse diventano parte di noi stessi ed è più difficile confrontare varie esperienze tra di loro, causando meno invidia e rancore.
Per di più, l’attesa prima di un viaggio o di un incontro provoca divertimento ed adrenalina, mentre l’attesa di possedere un bene materiale genera impazienza.
Pensiamo, per esempio, al Natale. Vedere tutti quei pacchetti sotto l’albero e sapere che tra quelli è presente un regalo per noi ci fa venire voglia che sia subito Natale, solo per poterlo aprire. Nel frattempo però, cerchiamo in tutti i modi di capire cosa contenga il pacchetto, iniziando a tastarlo, a muoverlo, a sentire se fa rumore portandoci ancor di più a volerlo scartare il prima possibile.
Vivere un’esperienza è diverso. Essa è piacevole nei momenti in cui la si sta pianificando e la voglia di viverla ci porta a volere che quel momento arrivi il prima possibile, ma nel frattempo l’unica cosa che possiamo fare è immaginare come sarà per poi portarcela nel cuore per sempre.
Perciò, se con i saldi dovete per forza comprarvi qualcosa, regalatevi un’esperienza, sicuramente vi renderà molto più felici e con un avvenimento in più da raccontare e da ricordare.
