FREE YOUR MIND

Un vademecum per limitare il controllo di radio, tv e giornali sulla tua mente

di Tiziana Dassie

❝Il fatto che persone giovani, intelligenti e ben intenzionate siano disposte a chiamare bianco il nero è una situazione preoccupante. Fa sorgere dubbi sui nostri sistemi di educazione e sui valori che guidano il nostro comportamento.❞

Solomon Asch

E se ti dicessi che sei un bersaglio?

Ma non di quelli del tiro a freccette, a cui tutto sommato non va neanche male. Le freccette in fondo sono delicate, mentre tu sei colpito da vere e proprie pallottole; sei colpito in continuazione e non puoi muoverti, non puoi opporre alcuna resistenza.

“Che visione drammatica!”, mi dirai, “Dove la vedi tutta questa pioggia di proiettili?”. Abbi pazienza, aspetta che ti spieghi. E se non ti fidi di ciò che ti dico io, fidati di Herbert Blumer, sociologo statunitense che ha elaborato la cosiddetta bullet theory, una teoria che benché in origine riguardasse solo l’opinione pubblica è di fatto a maggior ragione riferibile anche ai singoli soggetti. Per farla breve e coincisa, i responsabili di questo mitragliamento sono i mass media e le pallottole sono tutti i messaggi mediali che colpiscono il pubblico inerme, influenzandone in modo decisivo le opinioni. In pratica ognuno di noi è una marionetta il cui modo di pensare viene deciso da altri grazie a queste “macchine del controllo” chiamate mass media, che sono in grado di raggiungere migliaia di uditori in pochissimo tempo e di colonizzare tutti gli ambiti della vita di ogni giorno. Televisioni, giornali, radio ci bombardano di informazioni ad ogni ora della giornata e costituiscono ormai il sottofondo dell’intera esperienza quotidiana: esserne completamente influenzati è inevitabile.

Ora, non esageriamo. Non so tu, ma se mi dessero della “marionetta” io mi offenderei. Probabilmente anche Paul Lazarsfeld non apprezzò questo modo di vedere le cose e infatti reagì contro Blumer. Dopotutto, disse, non hai le mani legate. Non stai seduto sul divano a sorbirti passivamente ciò che accade in televisione: hai il telecomando, e lo usi; non esiste un solo giornale che esprime un’unica opinione, le edicole ne sono piene e la varietà da cui attingere è grande. Quello che Lazarsfeld voleva dire è che decidi tu che giornale comprare, quali articoli leggere, che trasmissioni televisive seguire. Non si può quindi parlare di passività: le tue opinioni le formi in autonomia scegliendo liberamente i messaggi mediali a cui essere esposto.

Pensaci un attimo, però. Questa selettività (la selective exposure, come l’aveva definita Lazarsfeld), ha una piccola controindicazione, di cui in realtà basta essere consapevoli. Abbiamo detto che ci sono diversi giornali, con punti di vista o orientamenti politici diversi. Una domanda: se dovessi prenderne uno, quale compreresti? Probabilmente quello più in linea con le tue idee politiche. Nulla di strano, è vero. Le fonti da te selezionate tendono però in questo modo ad essere quelle che confermano una tua opinione o che esprimono il tuo punto di vista, che non sempre è l’ideale, dato che così facendo più che essere informato saresti confermato. La tentazione c’è: è più facile andare a cercare le informazioni che sostengono la tua posizione, che tra l‘altro per un qualche strano motivo sembrano sempre più attendibili, piuttosto che quelle contrarie. Penso però tu sia d’accordo con me sul fatto che non abbia senso esporsi solo alle informazioni che gratificano; o meglio lo avrebbe se uno fosse già in possesso della verità, ma da quanto mi risulta il fatto ancora non sussiste.

Per il resto comunque sembra che tu sia padrone delle informazioni che ricevi, dato che sei tu a sceglierle. Aspetta però a dirlo con tanta sicurezza. Ne senti parlare ovunque, e “Se ne parlano qualcosa di vero ci sarà”: si tratta degli stereotipi. Sai bene cosa sono: visioni semplificate e spesso falsate della realtà. Cosa c’entrano con i mass media? Il compito di questi ultimi, anche se probabilmente non il solo, è quello di informare sulla realtà. Il problema è che essi spesso ne offrono rappresentazioni troppo semplificate e schematiche, cosa che forse è inevitabile vista la naturale complessità della stessa. Queste rappresentazioni schematiche, a volte caricaturali, sono inoltre apprezzate perché più incisive e adatte a chiunque; un titolo scandaloso colpisce di più, e colpisce sia le persone colte sia chi ha un livello di istruzione più basso. Dato che i mass media sono rivolti ad un pubblico ampio sono in qualche modo costretti a semplificare per risultare comprensibili a chiunque e per attirare il maggior numero possibile di fruitori.

Dunque è vero, puoi scegliere il tipo di informazione a cui essere esposto, diciamo che puoi scegliere tu da quali pallottole farti colpire. Tuttavia, bisogna anche fare attenzione alla qualità di queste informazioni; se tutti si accontentassero di informazioni accattivanti ma superficiali, non si potrebbe nemmeno parlare di un’autentica “opinione pubblica”, dato che le persone discuterebbero di questioni di cui hanno una conoscenza solo vaga e sommaria. Certo, il tempo a disposizione di ognuno non è infinito e spesso andare a fondo in un argomento non è possibile o lo possono fare solo persone competenti in quell’ambito, ma accontentarsi della superficie non è mai una buona idea. Un titolo di giornale che afferma che la percentuale di reati commessi da stranieri è in aumento (Il Sole 24 ORE, numero del 23/08/2018) può catturare l’attenzione più di altri, e qualcuno potrebbe anche prenderlo come una conferma del fatto che “gli stranieri sono criminali”, affermazione che, oltre ad essere un pesante stereotipo, non è in realtà giustificata da quel titolo che riassume semplicemente un dato dietro al quale vi sono complessi problemi sociali, umanitari e politici.

Photo by John Schnobrich on Unsplash

Caro lettore, non volermene a male se ti dico un’ultima cosa. Forse conosci già questo meccanismo un po’ scomodo, o forse no, ma di sicuro appena te ne parlerò capirai a cosa mi riferisco: si tratta della cosiddetta spirale del silenzio. Ancora una volta non sono parole mie, ma della politologa Noelle-Neumann, che un po’ se ne intendeva.

La spirale del silenzio fa riferimento al meccanismo per cui un individuo esprime volentieri le proprie opinioni se sente che sono in linea con le idee dominanti mentre generalmente evita di manifestarle se ritiene di appartenere ad una minoranza. Appare molto teorico detto così, ma nel 1951 un interessante esperimento (uno dei tanti sul conformismo) condotto da Salomon Ash ha centrato il punto della questione.

Si tratta di un esperimento molto semplice ma sconvolgente se si pensa alle conseguenze. È stato preso un gruppo di sette soggetti, di cui sei complici. Il compito era banale: confrontando l’immagine di un bastoncino con quella di altri tre essi dovevano individuare quale dei tre fosse della stessa lunghezza del primo e dirlo ad alta voce. Nulla di più facile, ma di fronte a sei risposte uguali e palesemente sbagliate il soggetto ignaro, nella maggior parte dei casi, forniva anch’esso (dopo un comprensibile attimo di esitazione) la stessa risposta errata. In altre parole era disposto a negare un giudizio chiaramente vero per adeguarsi alla maggioranza, per evitare il fastidio del dissenso del gruppo.

Quello che Noelle-Neumann sostiene è che i mass media giocano un ruolo decisivo in processi di questo tipo; ciò che fanno è infatti offrire maggiore visibilità a determinate opinioni (solitamente quelle della maggioranza) a discapito di altre. In questo modo però consolidano la presenza e la capacità di presa nella popolazione del punto di vista della maggioranza, oscurando le tendenze contrarie. L’opinione maggioritaria appare di conseguenza più forte di quanto non lo sia in realtà, contrapponendosi ad un’opinione di minoranza che tende a restare nell’ombra, nella spirale del silenzio appunto.

Photo by Markus Spiske on Unsplash

So che non prendi per oro colato quello che passa in televisione o leggi nel web, che sai distinguere le notizie affidabili da quelle di dubbia provenienza. So che se devi formarti un’opinione non leggi solo ciò che conferma le tue idee ma ti informi da entrambe le parti; che non ti lasci influenzare da informazioni solo perché sono più accattivanti o viene dato loro maggior rilievo. So che hai pazienza nel cercare notizie (il fatto che tu abbia letto questo articolo fino alla fine ne è la prova), che perdi intere giornate nei meandri del web per capire ciò di cui si sta parlando, che hai cura nell’approfondire, che non sei pigro, e soprattutto che hai tempo a volontà per informarti.

Insomma, so che questo articolo non era necessario. Perché sei già consapevole di tutto questo ma non solo, agisci anche di conseguenza. I mass media non hanno alcun potere su di te, sei tu che li usi consapevolmente per i tuoi scopi. Ma quando si parla di “opinione pubblica”, quella da cui dipende la democrazia, non si tratta solo di te, si tratta delle “masse”.  È a loro che si rivolgono i mass media (nel caso non fosse chiaro dal nome) ed è loro che bisogna aver cura di formare ed informare adeguatamente. Non puoi tirartene fuori, però: anche tu sei parte della massa. La responsabilità è grande.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...