Dall’Europa e dall’Asia sino all’Africa si stanno verificando continue oppressioni e manifestazioni di repressione della libertà personale, politica e di pensiero. Dovrebbero essere le autorità governative di un qualsiasi Stato ‘civile’ a garantire tali libertà e, invece, sono questi stessi governi a farsi carnefici di crimini ingiustificati e senza fondamento.
Primo e ancora perpetuato esempio è la detenzione dello studente Patrick Zaki, in carcere in Egitto ormai da più di un anno con l’accusa di propaganda sovversiva e di aver cospirato contro lo stato egiziano. Secondo importantissime associazioni internazionali (Amnesty International in primis), però, le accuse risultano infondate e la prigionia di Zaki è resa ancora più dura e difficile da torture e minacce. È giusto ricordare un secondo studente reso da Amnesty International un’icona per la sua lotta in nome della libertà e della verità: Giulio Regeni. La cornice geografica risulta la medesima (cioè l’Egitto) per entrambi, così come medesimo è il motivo per cui i due si sono avvicinati a questo Paese (ovvero per ricerca e studio); le cause del rapimento e della morte ignote. Perché sarebbe corretto continuare a fare ricerca proprio in queste nazioni in cui il dissenso ideologico, benché ragionevole, non viene minimamente contemplato? La risposta la ritroviamo nell’amore per la cultura e nella curiositas che prevalgono sulla paura degli eventi passati.
E ancora, in Cina (nella regione di Hong Kong) durante la scorsa estate è stata approvata una legge sulla sicurezza nazione atta a reprimere qualsiasi forma di malcontento, se necessario, con l’utilizzo della violenza: grazie a ciò, centinaia di esponenti di associazioni in protesta da anni con la richiesta di un governo più democratico sono stati arrestati e sottoposti a processo. L’obiettivo del governo cinese è -stando a quanto dichiara Joshua Rosenzweig di Amnesty International Cina- quello di governare Hong Kong attraverso la paura. Riassumendo con poche parole: continente che vai, mancanza di libertà che trovi.
Non molto lontano dalla Cina, lo stato del Myanmar è stato protagonista, il primo febbraio scorso, di un colpo di stato da parte dell’esercito: è stata arrestata Aung San Suu Kyi, capo del governo ed esponente del partito di maggioranza (ovvero la Lega nazionale per la democrazia che ha battuto il partito sostenuto dai militari durante le elezioni di novembre 2020). Sono stati rapiti anche numerosi parlamentari che hanno raccontato di aver visto portar via la loro rappresentante e di cui, ad oggi, non si ha alcuna notizia certa. E qui, così come nel resto del mondo, si sono mobilitati migliaia di cittadini e cittadine affinché si terminassero tali brutalità. Proprio qualche giorno fa, il 14 Marzo 2020, circa 14 persone sono morte in Myanmar durante le proteste contro il governo militare.
Un accadimento analogamente grave è avvenuto in Bielorussia circa sei mesi fa quando Maria Kolesnikova, esponente dell’opposizione bielorussa, è stata rapita. Da allora, nessuno ha più avuto sue notizie. Tutto ha avuto origine dalle elezioni dell’agosto 2020 quando Lukashenko si è proclamato vincitore, confermandosi a capo del regime dal 1994. Diversi sono stati i membri del partito di opposizione, popolarmente apprezzato, arrestati. Alcuni di loro sono stati addirittura costretti a lasciare il paese. La vergogna che trapela da questo fatto rappresenta una minaccia alla libertà dei cittadini e alla trasparenza che uno Stato civile dovrebbe sempre garantire al proprio popolo.
Nella vicina Russia, di nuovo, un oppositore politico del governo di maggioranza (Alexei Navalny) è stato condannato dopo avvelenamento presumibilmente per ordine del governo russo stesso. Inoltre, le ultime notizie riportano che Navalny sia stato trasferito dalla prigione di Mosca ad un luogo segreto, di cui neanche il suo legale ha informazioni.
La repressione del dissenso preoccuperebbe qualsiasi amante della Libertà e della Democrazia; queste azioni devono essere prontamente fermate e condannate da tutti gli Stati democratici: se tali crimini continueranno a perpetuarsi, il fallimento sarà attribuibile anche (e soprattutto) a loro. Aung San, Maria, Patrick, Giulio, Alexei e tantissimi altri come loro ci chiedono di amare la Libertà e di lottare affinché la Democrazia governi. Sempre.