INTERVISTA IMPOSSIBILE: Seneca vs Mazzarò

Nella nota novella ‘La roba’ di Verga, si narra la vicenda di un viandante che camminando per la campagna viene a conoscenza dei numerosi possedimenti di Mazzarò, un uomo che, gran lavoratore, era riuscito ad ottenere un sacco di ‘roba’, aveva acquistato moltissime terre, aveva imparato a non sperperare soldi e a non concedersi alcun lusso..

E se il viandante fosse Seneca? E se i due iniziassero insolitamente a chiacchierare?

Seneca: Dovunque mi voltavo, vedevo i segni della tua ricchezza. Ero andato nella mia villa fuori città, e un viandante mi disse che, non per propria negligenza ma per sua astuzia, tutti i poderi intorno alle mia villa, che prima appartenevano a lui, erano diventati di sua proprietà.  Sono in realtà tutti suoi? Come è riuscito ad ottenerli?

Mazzarò: Roba, roba, roba, sempre più roba… stenti a crederci, eh filosofo? Ora starai qui a dirmi che nella vita ho sbagliato tutto, che non ne ho fatta una giusta.. ma cosa vuoi che me ne importi dei tuoi rimproveri?
Lì è tutto tutto mio, tutto! I pascoli, i magazzini, i cani, i colli, gli ulivi… tutto! Tutta questa roba me la sono fatta da solo, con il mio sudore, la mia fatica, la mia angoscia, il mio lavoro! Io sono fatto per la mia roba, solo per quella! Solo quella mi serve, non una moglie, dei figli, dei parenti! Quelli non servono a nulla, sono solo rogne! E rogne anche belle costose…

Seneca: Guardi, potrei anche essere concorde con il suo pensiero, circa tale argomento. Moglie è sinonimo di amore, amore di passione, passione di “furor” e “furor” di passione! E lei non sa, quale effetti deplorevoli può avere sull’uomo! Ma se le interessa l’argomento, potrebbe dare una lettura  a qualche mia tragedia…

Mazzarò: Ma scusa, signor intellettuale, secondo te io ho tempo da perdere con le sue tragedie? Mi faccia il piacere..!

Seneca: Va bene, stia calmo! Anche se non le farebbe male; raggiungere la saggezza è un primo passo per il raggiungimento della virtù! Ma lei tratta sempre tutti così male?

Mazzarò: Certo! Quando ero solo un contadino tutti mi trattavano così male, perché non dovrei prendere a bastonate tutti i miei, ora che tutti mi chiamano eccellenza? Nel caso contrario, tutti se ne approfitterebbero ! Chi chiede un pugno di fave, chi un soldo… ma cosa pensano ? Che vado a rubare? E poi ci sono quelli che mandano da me le loro donne disperate! Ma cosa pretendono? Sono loro ad essere in debito con me? E ora che vogliono?

Seneca: A mio parere, sbagli nel trattare così male i tuoi sottomessi! Dovresti trattarli come vuoi che i tuoi superiori si comportassero con te! Sono uomini come te, uomini nati dal tuo stesso seme…

Mazzarò: Ma quale seme? Gli unici semi che mi appartengono sono quelli che pianto nei miei campi. E devo anche stare sempre attento che non me li rubino!

Seneca: Scusi se mi permetto, ma non crede di usare il suo tempo in maniera inopportuna? Ne spreca tanto come se ne avesse una riserva sempre piena, ma stia in guardia! Come appartiene già alla morte il tempo già trascorso, così gran parte delle sua vita è già stata presa dalla morte! Ma… lei cosa ne pensa della morte?

Mazzarò: Non me lo ricordare! Ma a te sembra giusto che morendo, devo lasciare in terra tutta questa roba che ho accumulato con tanta fatica? Vorrei portarla tutta con me! Questo sì che sarebbe giusto!

Seneca: Ma si rende conto di quello che dice? Lei è un mero arrampicatore sociale!

Mazzarò: Parli tu? Tu che predichi bene, ma razzoli peggio di tutti noi? Tu che sei quasi più ricco del  princeps… come ti permetti di rimproverarmi? Ipocrita!

Seneca: Direi che possiamo concludere la nostra intervista! Lei non è degno di essere chiamato “eccellenza”! Arrivederci!

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