MIRANDA AVVERTE – “Shtisel” è una serie tv israeliana. Le peculiarità culturali, sociali, religiose, linguistiche, dell’ebraismo ortodosso hanno un ruolo essenziale nella narrazione. Forse, anche per questo non è stata doppiata in italiano. Ciò ne rende più difficoltosa la visione. Talvolta può risultare fastidioso ritrovarsi a leggere alcuni discorsi che, senza dubbio, meriterebbero una maggior spontaneità (e sono stati pensati per averla). Sebbene “Shtisel” non sia un assoluto capolavoro, merita di essere guardata e apprezzata, con la consapevolezza dei suoi limiti.
“SHTISEL“, PERFETTA PER SCOPRIRE – “Shtisel” non viene da Hollywood; lo si capisce da subito. Non tratta le minoranze come un oggetto da studiare, qualcosa di buffo da accettare, uno stereotipo da valorizzare. Nella sua narrazione, complessa e realistica, la diversità non è un cimelio da museo, da guardare a distanza, ma è il mondo in cui tutto si muove. La cura posta nei dettagli della religiosità e della cultura ebraica è spontanea, per nulla artificiosa, mai sbandierata, o strumentalizzata. I problemi della vita che affrontano i personaggi sono universali, ma non viene rinnegato il loro legame con una struttura sociale particolare, unica. Allo stesso tempo, non si disprezza la tradizione, non se ne mettono in luce solo i paradossi e le fragilità. Nel rabbino Shulem Shtisel (anziano padre di famiglia) convivono la saggezza dell’uomo empatico e la rigidità del padre dispotico. Lo stesso dualismo si percepisce anche in suo figlio Akiva, nella figlia Giti e in suo marito Lippe, per non parlare della giovane Ruchami. In questo modo, scopriamo (per quanto possibile con una serie tv) una cultura diversa, uomini diversi, che non ci sembrano alieni provenienti da una galassia lontana. Sono uomini.
“SHTISEL“, PERSONAGGI DI FAMIGLIA – Lo abbiamo già accennato: la storia di “Shtisel” ruota attorno alla famiglia di Shulem, rabbino vedovo, che cerca di mettere in ordine la sua vita e quella dei suoi figli, partendo dal secondogenito Akiva, che, nonostante l’età, deve ancora diventare un uomo (almeno secondo Shulem). Inutile dire che, passati un paio di episodi, ci si sente parte della famiglia. Ci sono dei personaggi con cui risulta più facile legarsi, poiché la serie vi dedica maggior tempo e attenzione, ma, soprattutto nella seconda stagione, la storia cerca di riequilibrarsi, riuscendoci pienamente. Se, all’inizio, sembra esserci una narrazione principale a cui le altre fanno da mero riempitivo, alla fine non possiamo che definire “Shtisel” un “romanzo” corale.
Oltre alla dimensione collettiva, a dare un senso di “familiarità” alla serie e ai suoi personaggi sono le vicende narrate, molte delle quali riguardano problemi quotidiani. Problemi che abbiamo tutti, cui si aggiungono le difficoltà di comprenderli attraverso la religione ebraica ortodossa e di risolverli seguendo le regole della Legge. Insomma, alle già complesse vite di ognuno di noi, immaginate di aggiungere la stoica volontà (e necessità) di seguire pedissequamente una moltitudine di regole sacre e antiche come il tempo. Regole che non sono per nulla semplici, visto che, nonostante lo studio faticosissimo cui si sottopongono i nostri personaggi, faticano ad essere introiettate, a diventare abitudini spontanee. Spesso, però, queste leggi, che necessitano attenzione, si rivelano soluzioni a problemi ostici, drammatici. Per questo, talvolta, anche loro ci sembrano così… familiari.
“SHTISEL“, ATTORI DI TALENTO – Altro punto forte (forse il più notevole) è la recitazione. In “Shtisel” la costruzione della scena è decisamente buona, come sono altrettanto buone le battute di dialogo, ma, almeno dopo la visione, è il talento attoriale che ci rimane impresso, ben più delle parole o di alcuni risvolti di trama. Ovviamente, mentre guardiamo “Shtisel”, la potenza espressiva degli attori migliora tutto, senza oscurare le altre innumerevoli qualità della serie. Gli stessi attori non si lasciano andare a performance “barocche”, solo per entrare in competizione l’uno con l’altro. Non solo: tra gli interpreti dei personaggi principali nessuno supera l’altro troppo vistosamente. Guardare “Shtisel” è un piacere, soprattutto se ci si lascia catturare dalla bravura degli attori. Non dovrebbe esservi difficile, vista la loro qualità.
“SHTISEL“, REGIA DA TELENOVELAS – Unica pecca riguarda la regia e, ogni tanto, la sceneggiatura. Si nota che la serie, in particolare nella prima stagione, non si era voluta emancipare dalle “solite telenovelas”. Senza nulla togliere ai prodotti che si avvicinano a quel genere, “Shtisel” merita (e nella seconda stagione ottiene) molto di più, tanto a livello artistico quanto economico. Purtroppo, però, a molti potrebbe far storcere il naso il calo di qualità nella fotografia, nella regia, nelle battute di dialogo, che si ha di tanto in tanto nell’arco dei primi 12 episodi. Infatti, la profondità delle storie individuali e la ricchezza delle caratterizzazioni dei personaggi viene qualche volta messa da parte per lasciare spazio a macchiette comiche, stereotipi tragici, che, comunque, non inficiano troppo la visione della serie. La seconda stagione ha una continuità qualitativa maggiore rispetto alla prima, ma questo non giustifica le “note stonate” disseminate abbastanza frequentemente qua e là in precedenza. Si aspetta positivamente la terza stagione.
(P.S. la terza stagione è impeccabile)
Nella legge ebraica il marito non può essere presente durante il parto
LIPPE
CONCLUSIONI – “Shtisel” non si fa guardare con facilità. Bisogna sforzarsi nella lettura dei sottotitoli, adattarsi al ritmo piuttosto blando della narrazione, chiudere un occhio (o due) dinanzi a delle carenze poco giustificabili. Eppure, se ve ne parliamo è perché “Shtisel” ha una qualità intrinseca indiscutibile, che vale la pena di constatare nonostante la fatica (che, in buona parte, è soggettiva). Per chi cerca un mondo riflessivo, un mondo familiare complesso, questa serie potrebbe essere l’El Dorado. Per tutti gli altri è, almeno, un gradevolissimo passatempo, capace di farci pensare ed emozionare molto più di altri. Per scoprire di che “partito” siete, non vi resta che chiudere questo articolo e mettervi alla prova con “Shtisel”.
IDENTIKIT DELLA SERIE TV:
- PIATTAFORMA: NETFLIX
- EPISODI: 24
- DURATA MEDIA EPISODI: 45 minuti
- STAGIONI: 3
- GENERE: drammatico, commedia, period drama
- NAZIONALITÀ: ISRAELIANA
QUALITÀ: 91%
