Se siete fan di Avatar (2009) e ancora non sapete se andare a vedere Avatar 2 (2022), andateci. Tre ore di un nuovo viaggio alla scoperta di Pandora, questa volta esplorandone i mari. Le scene epiche non mancano, così come i combattimenti e i climax ricchi di tensione. Il tutto è condito con momenti fortemente emotivi: l’unione di una famiglia, il complicato ruolo del genitore, l’amore tra fratelli, ma anche l’accettazione del diverso e il coraggio nell’affrontare nuovi ostacoli.
Ben tredici anni sono stati necessari al regista James Cameron per dare alla luce il sequel del film che superò ogni incasso visto fino a quel momento. Non c’è quindi da stupirsi se l’eco di quel primo Avatar si sente anche in Avatar: la via dell’acqua.
Partendo già dalla primissima scena del nuovo titolo, infatti, è facile notare la somiglianza con l’apertura del film del 2009: visivamente, l’immagine di una foresta di Pandora inquadrata dall’alto è pressoché la stessa.
E ancora, le battute “una vita finisce e una vita comincia” e “l’energia è solo in prestito e prima o poi dobbiamo restituirla” sono presenti in entrambi i titoli.
Giungendo alla fine del film (e vi consiglio di non leggere questa frase per evitare spoiler) in entrambi i casi l’ultimo elemento che lo spettatore vede sono gli occhi del protagonista, Jake Sully, aprirsi, quasi in tono di sfida.
È proprio sul suo ruolo di padre e su quello di madre di Neytiri che una buona parte delle tre ore di rullino si concentra: i due giovani Na’vi sono impegnati nella protezione della loro famiglia, soprattutto nell’aiutare i loro figli ad ambientarsi nella nuova casa nel clan dei Metkayina.
Ed è qui che l’abilità di James Cameron esce alla luce: mostra come anche gli adolescenti avatar, simpatici omini blu alti il doppio degli uomini, si comportano esattamente come questi ultimi: i fratelli e le sorelle litigano, i ragazzi faticano ad ambientarsi nei nuovi ambienti, fanno amicizie, si innamorano, si emozionano, commettono errori, ridono e piangono. Avatar 2 si presenta prima di tutto come la storia di crescita di una famiglia.
Si arriva addirittura ad una madre in qualche modo paragonabile a Medea (e anche in questo caso, per evitare spoiler, salterei la lettura della prossima frase), che prima ama il proprio figlio adottivo e poi arriva quasi ad ucciderlo.
Da Medea possiamo arrivare a qualche riferimento a Moby Dick, basta sapere che non troveremo una balena ad aspettarci, ma un tulkun (che fondamentalmente è la balena che incontreremmo se fossimo su Pandora).
Se siete affezionati ai personaggi del primo titolo, non temete, li troverete tutti anche qui, vivi e morti: in qualche modo ognuno torna sul grande schermo.
Se al contrario, era stata l’ambientazione a rapire il vostro cuore, mi duole informarvi che il rigoglioso verde di Avatar lascia il posto al mare limpidissimo di Avatar: la via dell’acqua (e in questo già il titolo ci dà un grosso suggerimento). Per gli amanti dei fondali marini e della loro flora e fauna, credetemi, ogni immagine del film saprà riaprire il vostro cuore.
Un grande punto di forza del film, certamente, è la sua capacita di evocare la nostalgia del suo prequel, arricchendo e approfondendo il legame tra Jack e Neytiri e quello con i loro figli.
Fan di Pandora, non temete: non è ancora giunta l’ora di dire “addio” al pianeta. Sono, infatti, previsti altri tre titoli, ciascuno a distanza di due anni dal precedente: Il portatore di semi, Il cavaliere di Tulkun e Alla ricerca di Eywa.