Macerata 6 maggio 2022, esattamente a 8 mesi dal ritrovamento dei tre cadaveri da parte dell’Arma dei Carabinieri in casa Canullo, si accertano le cause di morte della famiglia scomparsa in insolite circostanze mesi prima. Secondo l’autopsia il signor Eros Canullo di anni ottanta è deceduto a seguito di un malore improvviso e fatale; a distanza di due giorni circa sarebbe sopraggiunta la morte anche per moglie e figlio, accuditi entrambi dal padre di famiglia. La signora da un anno circa aveva perso completamente l’autonomia nell’adempimento alle attività di vita quotidiane, nell’ottica di prendersi cura di sé nella sua persona, rimanendo immobilizzata a letto a causa di un evento ischemico cerebrale; il figlio di anni cinquantaquattro, in seguito a un terribile incidente stradale in cui era stato coinvolto in giovane età, era rimasto invalido. I due erano assistiti quotidianamente dall’anziano uomo, la cui morte avrebbe costretto loro a giorni di stenti, privazione di acqua e cibo e infine decesso per inedia.
Trieste 31 marzo 2022, vengono rinvenuti dalla polizia locale, dai soccorsi sanitari e dai funzionari dell’Inps, i cadaveri mummificati dell’anziana donna di anni 89 e del gatto. Per il medico legale e gli inquirenti sarebbe difficile risalire all’esatta data del decesso, ma si ipotizza secondo alcuni elementi che la donna abbia esalato l’ultimo respiro non più tardi del 2018.
Como 9 febbraio 2022, il corpo in decomposizione della settantenne Marinella Beretta viene ritrovato in casa privo di vita. A seguito degli accertamenti medico-legali sembrerebbe che la morte della donna risalga alle ultime settimane del 2019. La scoperta avvenuta anche questa volta per puro caso testimonia la solitudine e l’abbandono della donna, a cui nessuno ha potuto porre fine, neanche nell’ora della sua morte.
Ostia 26 gennaio 2022, ancora una volta l’Arma dei Carabinieri comunica il ritrovamento del corpo senza vita di una donna anziana nella sua residenza, morta per cause naturali diversi giorni prima.
Salerno 5 giugno 2020, una donna di 74 anni viene ritrovata senza vita nella sua abitazione, il decesso sarebbe attribuibile ad un malore.
Le storie di queste persone, sfortunatamente, non sono le uniche a poter narrare la realtà odierna, in cui l’abbandono degli anziani è tanto più frequente quanto indifferente agli occhi di taluni. La cadenza, piuttosto gravosa, con cui siamo soliti udire di abbandono di minore, suscita ai tanti una pena e un dolore toccanti, perché a stupire è il coraggio della madre, giudicato spesso viltà, di lasciare al proprio destino un infante o un ragazzo incapace di provvedere autonomamente alle proprie necessità. Nonostante un importante divario generazionale, i soggetti pediatrici in comunione con gli anziani, sono considerati entrambi “pazienti fragili” dal punto di vista sanitario e sociale. Essi, infatti, necessitano in egual misura di una maggiore presa in carico e di attenzioni adeguate da parte della famiglia, della rete sociale e della sanità locale, in quanto sono maggiormente predisposti a presentare condizioni di rischio, correlate a fattori bio-psico-sociali. La fragilità è data dall’intersezione di plurime dimensioni:
- fisico-biologiche: manifestazione di patologie organiche, compromissione dell’autonomia nelle ADL (activities of daily living), tra le quali spiccano la deambulazione, la nutrizione, l’igiene personale e più in generale la capacità di prendersi cura di sé e di provvedere autonomamente al proprio benessere fisico e psichico;
- psicologiche: presenza di sindromi depressive;
- sociali: scarsa rete sociale, progressivo isolamento ed esclusione dal contesto sociale.
Approfondiamo pertanto quali sono i ruoli, i soggetti forti che possono intervenire attivamente nel processo di cura e nel sostegno del mantenimento dell’autonomia e dell’indipendenza dell’anziano “soggetto fragile”.
Secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, articolo 433 del Codice Civile: “All’obbligo di prestare gli alimenti sono tenuti, nell’ordine: il coniuge, i figli [legittimi o legittimati o naturali o adottivi] anche adottivi, e, in loro mancanza, i discendenti prossimi [anche naturali]; […]” dove per ‘alimenti’, la giurisdizione chiarisce: “Gli alimenti legali sono prestazioni di assistenza materiale dovute per legge alla persona che si trova in stato di bisogno economico. Essi trovano la loro fonte, anche costituzionale, nel dovere di solidarietà (art. 2 Cost.). Il diritto che ne consegue è un diritto personalissimo, intrasmissibile, irrinunciabile ed imprescrittibile (secondo il dettato dell’art. 2934 del c.c., co. II), inalienabile ed impignorabile; viene qualificato come obbligazione di durata”.
Dunque, questo ci riporta alla memoria il noto articolo 2 della Costituzione:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Se questo non bastasse, potremo invocare il senso di civiltà, umanità, qualche volta amore per comprendere che la famigerata “ruota che gira” è solo un altro modo per dire che il prendersi cura non è un atto unilaterale, piuttosto un patto silenzioso stipulato tra due persone in una relazione interpersonale, in cui viene a presentarsi un coinvolgimento emotivo, già intriso di una buona dose di rispetto, devozione ed affetto.
La cosa che più rattrista è l’ovvietà, di cui questo dovere morale, è del tutto privo. Non essendo affatto scontato, a volte diventa pure azzardata e strana l’imposizione giuridica di prendersi cura dei propri genitori, anziani, per inciso. Per tale motivo, la legge è intervenuta prontamente stabilendo delle sanzioni: secondo l’Art. 570 del Codice Penale, se al genitore anziano vengono fatti mancare i mezzi di sussistenza, il debitore può essere punito con la reclusione sino a un anno, pagando una multa che va da 103 a 1.032 euro.
Molto spesso però a preoccupare non è la sussistenza economica quanto la precarietà dell’aspetto morale legato all’assistenza, ed è qui che interviene il secondo soggetto: l’assistenza sociale. Il servizio territoriale interviene laddove le persone anziane, che si trovino in condizione di bisogno socio-assistenziale, socio-sanitario e/o economico, non trovino riscontro da parte della rete familiare. L’assistente sociale è chiamato pertanto ad effettuare una prima valutazione della situazione di bisogno al fine di avviare la persona anziana alla rete dei servizi socio-assistenziali, che includono la fornitura di pasti a domicilio, l’assistenza domiciliare, il telesoccorso, il sostegno economico e alla rete dei servizi integrati socio-sanitari a seguito di una valutazione maggiormente focalizzata, da parte di assistenti sociali e professionisti sanitari (infermieri e medici geriatri); lo scopo si esplicita talvolta nell’inserimento della persona in un centro diurno oppure in una residenza per anziani.
La rete costituita a livello territoriale è forte e salda, ma lo è solo se qualcuno di prossimo all’anziano è in grado di riconoscere le sue necessità e di intervenire a suo favore, procedendo con la richiesta di aiuto e supporto tramite un colloquio conoscitivo.
Al di là di tutte le formalità, legislative ed assistenziali, mi piacerebbe pensare che un giorno non dovremo più recepire notizie del calibro di quelle sopracitate, che personalmente un po’ mi spaventano e un po’ mi inorridiscono. Sento, forse per passione e devozione verso quello che è il mio percorso universitario e quello che mi prospetterà il futuro, la necessità di affiancarmi a queste persone, di introdurmi con il loro permesso nel loro quotidiano. Vorrei che gli anziani, gli stessi che saremo noi fra diversi anni, non debbano mai sentirsi soli e tagliati fuori dall’universo in cui vivono, come se a nessuno importasse, come se la loro morte valesse poco o fosse irrilevante. Nella quotidianità a velocità accelerata credo fortemente nella possibilità di ritrovare un angolo di tempo da dedicare alla cura dei nostri cari più fragili, credo nella forza del vicinato, quello buono, se ancora esiste, quello in cui la mia casa accanto alla tua è separata soltanto da due mura. Credo infine che la solitudine possa uccidere e che sia tanto sofferente quanto mille malattie.