
Da quasi due anni, oramai, siamo costretti a fare i conti con un nemico invisibile, il Covid-19, capace di cambiare le nostre vite in modo improvviso e traumatico, e responsabile pure di quella che molti dicono esser la “perdita della nostra libertà”.
Tale perdita è stata dovuta sia agli effetti diretti del virus sia alle misure istituzionali messe in atto proprio per fronteggiarne la diffusione, assumendo lungo il corso dei mesi diverse forme, dai lockdown al coprifuoco, fino ad arrivare all’attuale istituzione del Green Pass. Secondo una visione egoistica e pessimistica, tutte queste misure hanno danneggiato inutilmente (e continuano ancora oggi a ledere) uno dei più importanti diritti di ogni essere umano: la libertà, appunto.
Ma cosa vuol dire davvero essere liberi? Proviamo a dare un significato nuovo a questa espressione, proprio nel contesto dell’attuale pandemia, attraverso alcune riflessioni di Massimo Recalcati, celebre psicoanalista e accademico, secondo cui proprio da questo tremendo virus possiamo apprendere una lezione fondamentale sul tema della libertà e sul diritto ad essa collegato.
In primo luogo, la pandemia ci ha insegnato (e continua ad insegnarci) che la vera libertà non può essere vissuta senza il senso della solidarietà e della fratellanza: Io non sono libero quando mi separo dall’Altro per manifestare il mio Ego, affatto.
La libertà non riguarda la liberazione dall’Altro, bensì il legame con esso, perché così come ognuno di noi non è nato da solo, neanche potrà salvarsi da solo.
“La mia salvezza non dipende solo dai miei atti, ma anche da quelli dell’altro”, soprattutto in questo periodo di incertezza economica, sociale, psicologica ed esistenziale.
E, sorprendentemente, la libertà è stata presente pure nel lockdown, uno dei periodi più duri che ognuno di noi ha vissuto durante lo scorso anno. Tramite il nostro ritiro dalle relazioni sociali prima e il distanziamento poi, infatti, siamo riusciti (e riusciamo tutt’ora) paradossalmente ad esprimere il valore altamente sociale e solidaristico di una libertà che non riguarda solo noi stessi, ma tutti gli Altri, anche e soprattutto i più fragili.
Anche nell’isolamento non siamo mai da soli: sia perché l’Altro è presente nella forma della mancanza, sia perché ritirandoci dai contatti umani riusciamo a preservare la salute di tutti noi, mettendo quindi al primo posto il bene collettivo piuttosto che quello individuale. Misure estreme come il lockdown, allora, hanno mostrato come la libertà sia un diritto più pubblico che non semplicemente privato ed egoistico, poiché soltanto nell’unione dei singoli (e non nella loro “libera” separazione) può esservi rinascita, risalita e rifioritura.
Queste stesse dinamiche sono ancora oggi presenti se si prendono in considerazione tematiche quali il distanziamento sociale e il ricorso alla misura del Green Pass, ad esempio: proprio la certificazione verde, poi, sembra esser temuta da una considerevole fetta della popolazione, la quale la associa ad una sorta di baratto per poter tornare alla vita di una volta, sacrificando però la libertà personale.
Tutto ciò, tuttavia, deve esser rigettato con fermezza: strumenti come questo, infatti, non sono un pegno che paghiamo per poter accedere ad un diritto fondamentale (la libertà, appunto), bensì rappresentano una delle più alte espressioni e manifestazioni del carattere pubblico e sociale della libertà, oltre a configurare, poi, una delle poche possibilità che abbiamo proprio per poter tornare a godere interamente di quella spensieratezza e leggerezza d’animo che la pandemia ci ha sottratto e ci sottrae da tempo. Siamo chiamati ad una serie di scelte, giorno dopo giorno, che apparentemente ci distanziano sempre più l’un l’altro, ma che in realtà ci avvicinano come persone facenti parte di un unico grande gruppo, il genere umano, in cui le divisioni sono e devono esser messe da parte nella lotta ad un nemico invisibile non ancora sconfitto.

Ecco, allora, cosa ci insegna il coronavirus sul diritto alla libertà: siamo liberi non perché sciolti egoisticamente dal legame con l’Altro, Altro verso cui siamo indifferenti, ma proprio perché, iscritti in un legame, siamo pienamente consapevoli della nostra responsabilità verso gli Altri, sconosciuti e fratelli al tempo stesso. Solo la solidarietà e la fratellanza ci salveranno, perché nessuno si salva da solo.