di Niccolò Fagotto e Matteo Zamuner
Dall’Alaska alla Florida, dalla California al Maine, ovunque negli Stati Uniti si sono tenute le votazioni. Le urne sono chiuse da ormai due giorni, eppure non conosciamo ancora il vincitore.
Difficilmente queste elezioni si possono considerare come un segno di cesura rispetto alla parentesi della presidenza Trump, visto che hanno confermato l’esistenza di due Americhe, divise su tutto, le quali si troveranno, prima o poi, a dover trattare.
Secondo gli ultimi dati Biden è in vantaggio nella conta dei Grandi Elettori (253 vs. 214), mentre i Repubblicani sembrano mantenere il controllo del Senato, e conquistare alcuni seggi alla Camera (senza tuttavia ottenere la maggioranza), motivo per cui si attendono gli esiti delle ultime contee, che potrebbero modificare la situazione. Molto probabilmente il prossimo Presidente sarà un’anatra zoppa, cioè non disporrà del sostegno di entrambe le Camere.
A differenza di quanto previsto dai sondaggi, Trump ha vinto agilmente in Texas, Florida e Ohio (rispettivamente con il 5.9, 3.4 e 8.1 % di vantaggio), mentre Biden ha avuto maggiori difficoltà del previsto in Nevada, Wisconsin e Michigan. Con un’affluenza record (circa il 70%), anche quest’anno il candidato democratico ha vinto il voto popolare, con 73.7 milioni di voti contro 69.5 di Trump, mentre per sapere i numeri definitivi dei Grandi Elettori sarà necessario pazientare ancora qualche giorno.
Nella notte del 4 novembre entrambi i candidati hanno tenuto dei brevi discorsi: Biden si è dimostrato tranquillo, senza però cantare vittoria (“Non sono qui per dichiarare che abbiamo vinto ma per dirvi che quando il conteggio sarà finito riteniamo che saremo noi i vincitori”), mentre Trump ha sostenuto di aver vinto, e chiesto lo stop allo spoglio dei voti, in linea con un tweet di poco prima:
Al Senato la situazione per i Democratici si sta facendo critica, poiché, per ottenere la maggioranza, avrebbero dovuto vincere tre/quattro seggi tenuti da repubblicani, e mantenere tutti quelli che avevano già. Allo stato attuale delle cose, ne hanno vinti due (in Colorado con J. Hickenlooper e in Arizona con M. Kelly), perdendone però uno (in Alabama, vinto da T. Tuberville). Non resta che aspettare i risultati degli ultimi quattro in palio. Se si confermasse questo scenario, un’eventuale amministrazione Biden dovrà accordarsi con il Partito Repubblicano (trovando magari un’intesa con i senatori più moderati).
Per quanto concerne la House of Representatives, i Repubblicani hanno ottenuto un buon risultato, conquistando svariati seggi dei Democratici, senza però, almeno per il momento, scalfire la maggioranza di questi ultimi (mancano ancora i risultati di una ventina di distretti). Le aspettative della vigilia dei Democratici sono state deluse, infatti, non solo non hanno conquistato altri scranni come immaginato dai sondaggisti, ma addirittura ne hanno persi alcuni vinti nel 2018, dove si aspettavano di vincere ancora.
I risultati
Trump (217 EV): Alabama (9), Alaska (3), Arkansas (6), Florida (29), Idaho (4), Indiana (11), Iowa (6), Kansas (6), Kentucky (8), Louisiana (8), Maine – Secondo distretto (1), Mississipi (6), Missouri (10), Montana (3), Nebraska (4), North Dakota (3), Ohio (18), Oklahoma (7), South Carolina (9), South Dakota (3), Tennesse (11), Texas (38), Utah (6), West Virginia (5), Wyoming (3)
Biden (253 EV): California (55), Colorado (9), Connecticut (7), DC (3), Delaware (3), Hawaii(4), Illinois (20), Maine (3), Massachusetts (11), Michigan (16), Minnesota (10), Nebraska – Secondo distretto (1), New Hampshire (4), New Jersey (14), New Mexico (5), New York (29), Oregon (7), Rhode Island (4), Vermont (3), Virginia (13), Washington (12), Wisconsin (10)
Ancora da assegnare (68 EV): Arizona (11), Georgia (16), Nevada (6), North Carolina (15), Pennsylvania (20)
direttore e vice-direttore de Il Post
Gli Swing States
Gli Swing States di quest’anno erano fondamentalmente otto, di cui:
-tre facenti parte della Rust Belt (Michigan, Wisconsin e Pennsylvania), regione nel nord-est degli USA, un tempo motore industriale del paese e roccaforte democratica, ora in crisi economica e demografica;
-cinque della Sun Belt ( Arizona, Florida, Georgia, Nevada e North Carolina) regione meridionale degli USA, in cui gli ispanici sono particolarmente numerosi.
Michigan
Il Michigan, 9.9 milioni di abitanti e 16 Grandi Elettori, è stato vinto da Joe Biden per 149 000 voti. Questo stato era stato perso dalla Clinton nel 2016 per 11 000 voti, e rappresentava un obiettivo molto ambito da entrambi i contendenti.
Wisconsin
Il Wisconsin fa parte della Rust Belt, conta 5.7 milinioni di abitanti e dispone di 10 Grandi Elettori. Biden ha vinto il voto con il 49.4% dei voti contro il 48.8% di Trump, grazie al voto delle città e delle zone suburbane.
Poiché il distacco è di circa 20 000 schede (circa lo 0.6% dei voti, il contrario del 2016, quando Trump era in vantaggio di 23mila voti), Trump può chiedere il riconteggio, anche se dovrà pagare i costi dell’operazione (circa 3 milioni di dollari).
Pennsylvania
La Pennsylvania è stata appannaggio dei democratici per più di 20 anni, fino a quando, nel 2016, Trump vinse per 44 000 voti. La popolazione è di 12.8 milioni, e i Grandi Elettori sono 20.
Nello spoglio Trump è avanti di 19 000 voti (ieri erano 136 000), ma rimangono ancora 175mila voti da contare (ieri sera erano 750mila), per cui potrebbero essere necessari alcuni giorni (la Corte Suprema dello stato ha ordinato di contare i voti per posta arrivati entro venerdì 6). Altro elemento da considerare è Philadelphia, contea dove lo scrutinio è più indietro e dove i democratici ottengono storicamente più voti.
Arizona
L’Arizona, stato della Sun Belt, conta 7.2 milioni di abitanti e 11 Grandi Elettori. Assegnata a Biden da Fox News alle 5 di mattina del 4 novembre, poco dopo l’emittente televisiva ha ritrattato. Biden è avanti nei voti (50.1% vs 48.5%), ma mancano ancora 204mila schede di diverse contee. Si dovrebbero conoscere i risultati definitivi nelle prossime ore.
Questo stato non tendeva verso i Democratici dal 1996; il risultato è anche merito della moglie del Senatore J. McCain (morto nel 2018), e delle iniziative del Lincoln Project (gruppo di Repubblicani anti-Trump).
Florida
La Florida è uno stato tipicamente in bilico, anche se quest’anno non è l’unico ago della bilancia; essa è molto popolosa (21.5 milioni) e dispone di 29 Grandi Elettori.
Poco dopo le 5 Fox News assegna la Florida a Trump, nonostante Biden fosse in vantaggio in diversi sondaggi; Trump ha ottenuto 400mila voti in più del rivale (e 3.5 punti percentuali). Essa ha rappresentato il primo segnale d’allarme per Biden.
In questo stato il supporto degli ispanici è essenziale (sono il 26% della popolazione), e possiamo dire che un elemento decisivo è stata la pessima performance di Biden nella contea di Miami-Dade, dove ha ottenuto numeri peggiori di quelli della Clinton. Durante la campagna elettorale, i repubblicani hanno cercato di coinvolgere i cittadini provenienti da Cuba e Venezuela, rappresentando Biden come un sostenitore del socialismo.
Sicuramente i democratici dovranno interrogarsi sul perché, in uno stato in cui ispanici e afroamericani sono in aumento, Trump abbia vinto di nuovo, addirittura aumentato il margine rispetto al 2016.
Georgia
La Georgia è uno stato del sud che non vota per un presidente democratico dal 1992. Gli abitanti sono 10.6 milioni, e di questi il 30.5% è afroamericano, elemento che potrebbe aiutare i democratici a conquistare i 16 Grandi Elettori di questo stato.
Si stima che lo scrutinio sia al 98%, e Trump conduce 49.4% a 49.4%, con uno scarto di 600 voti (ieri era di 300mila). Le autorità locali ritengono che manchino 12mila voti, molti provenienti da Atlanta (contee di Fulton e DeKalb), le quali votano tendenzialmente democratico; i risultati finali dovrebbero essere disponibili a breve. Se il distacco Trump-Biden (come sembra prevedibile) sarà inferiore allo 0.5%, un candidato potrà chiedere il riconteggio.
Nevada
Il Nevada si trova nel sud-ovest degli USA, conta 3 milioni di abitanti e dispone di 6 Grandi Elettori. Per il momento Biden è in vantaggio (49.4% vs. 48.5%), anche se solo di 12mila voti, motivo per cui ci potrebbero essere sorprese dell’ultimo minuto.
Lo spoglio va avanti per le lunghe, nonostante sia già arrivato oltre l’85%; risultati definitivi dovrebbero arrivare entro la sera. Un altro elemento di incertezza è rappresentato dai voti per posta: possono arrivare entro il 10 novembre, a condizione che siano stati spediti entro martedì.
North Carolina
Il North Carolina, una delle 13 colonie che si ribellò nel 1775, si trova al confine tra il nord-est democratico e il sud repubblicano; è abitata da 9.5 milioni di persone e dispone di 15 Grandi Elettori.
Tra gli stati attualmente in bilico, è quello in cui Trump ha maggiori probabilità di vittoria. Lo scrutinio è al 95%, e il suo vantaggio è di 77 000 voti, anche se per i numeri definitivi dovremo aspettare fino al 12 novembre, con l’arrivo degli ultimi voti per posta.