Uniti per le fake news

Le fake news hanno origine all’alba dei tempi: fin dall’antichità i comandanti le hanno usate a fini propagandistici. Quale pubblicità migliore di un racconto di una gloriosa vittoria in battaglia? Poco importa se la battaglia è stata persa o se il comandante non vi ha partecipato, conta solo l’immagine che ne esce, tanto nessuno aveva gli strumenti per dimostrare che era tutta fuffa.

Queste fake news venivano commissionate dai potenti del tempo che dovevano anche impegnarsi a diffonderle, ma già in età paleocristiana si hanno testimonianze di fake news nate dal popolo, e diffuse dalle masse.

Si dice che l’unione fa la forza, ed è vero, sia nel bene, che nel male. Ad esempio nel 1475 fu creata una fake news che accusava la comunità ebraica di Trento dell’uccisione di un neonato cristiano, la “notizia” venne diffusa da tutti e portò al rogo di molti ebrei. L’allora Papa si accorse della falsità del fatto ma nessuno gli credette perché le dicerie erano talmente diffuse da sembrare vere.

In questo caso vediamo la potenza del gruppo: la diffusione di una fake news partita dal nulla riesce a contrastare le parole veritiere di quello che era forse l’uomo più influente del tempo. Ed è proprio per questo che i potenti hanno iniziato a usare il popolo per incanalare le fake news: è un mezzo molto più facile e potente del farsi narrare in gesta gloriose dagli scrittori.

Con l’avvento della cronaca giornalistica le fake news difatti hanno iniziato a essere meno credibili, in quanto verificabili, allora si è iniziato ad investire maggiormente sulle fake news accusatorie, con l’obiettivo di individuare un colpevole su cui scaricare tutte le colpe, in modo da distrarre la gente dai reali problemi. E anche qui tutti si uniscono alla causa e, percependo i reali problemi, trovano sollievo nel sapere che c’è un colpevole da combattere per risolverli. In questo modo la fake news si diffonde, e più si diffonde più c’è gente che la diffonde.

Al giorno d’oggi con internet abbiamo accesso a un sacco di informazioni e quindi sembrerebbe che la diffusione di una fake news sia impossibile, in quanto abbiamo tutti i mezzi necessari a verificarle. Eppure le fake news non sono mai state più diffuse, forse meno pompose del passato ma sono ovunque: nella pubblicità, nelle campagne elettorali, nella propaganda, nei discorsi quotidiani, addirittura nei giornali e nei notiziari. Oggigiorno fa più news una notizia fake che una vera!

Siamo persino giunti al punto di mettere in discussione la scienza: materia oggettiva e che ci da dei risultati dimostrabili. Ma le fake news non si arrendono e in nome del denaro ci dicono, anche per mezzo di persone influenti, che la scienza sbaglia: i vaccini sono dannosi, il cambiamento climatico non esiste, …

Internet è uno strumento potentissimo e utilissimo ma va usato bene, e noi lo abbiamo trasformato in un acceleratore di fake news: ogni volta che leggiamo e condividiamo o ripetiamo una notizia senza controllarne le fonti e la veridicità stiamo lavorando (a gratis) per chi sulle notizie false ci campa. E oltre a non ottenere nulla in cambio per questo “lavoro”, facciamo del male agli altri e a noi stessi: la diffusione delle fake news condiziona il nostro essere, le cose che compriamo, chi votiamo (e quindi chi ci governa), le nostre credenze, i nostri ideali, …

Insomma siamo tutti uniti per le fake news. Il problema è che siamo uniti per diffondere le fake news, invece dovremmo unirci per difenderci dalle fake news.

Dovremmo iniziare a pensare con la nostra testa e prima di condividere la prima cosa che ci capita controllare chi è l’autore e quali sono le fonti, verificare su altri siti la stessa notizia, accertarsi che le immagini non siano fotomontaggi o inerenti ad altri fatti, … Solo così possiamo aiutare noi e gli altri ad essere liberi, e poter dire che l’unione fa la forza nel bene.

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