NATURA E TECNICA: UN BINOMIO INSCINDIBILE

Qualcuno sostiene che inizi con il nazismo. Il campo di concentramento è il modello dell’età della tecnica. Ma cosa possiamo intendere con età della tecnica?

Umberto Galimberti, stimato filosofo, giornalista e professore approfondisce questa tematica nel libro ‘Psiche e Techne. L’uomo nell’età della tecnica’ attraverso un esame critico e un’analisi stimolante dell’evoluzione dell’uomo e del suo legame con la natura, con la scienza e con la tecnica. Se la tecnologia è solo l’insieme degli strumenti, la tecnica è la forma più alta di razionalità raggiunta dall’uomo, ridotta alla relazione mezzo-scopo: raggiungere il massimo scopo con il minimo mezzo.

Un tema affascinante che traccia l’orizzonte della nostra storia. Dalle osservazioni dei movimenti delle stelle delle civiltà mesopotamiche ed egizie all’intelligenza artificiale sviluppata dall’uomo moderno, il percorso della scienza è stato travagliato, ricco di scoperte e portatore di enormi cambiamenti nella società. Il problema della tecnica è emerso già nel mondo greco: secondo i Greci, la natura è uno sfondo immutabile che nessun uomo o dio fece. Compito dell’uomo era contemplarla e catturarne le leggi. E costruire a partire dalle leggi di natura le leggi della città, attraverso cui si esplicava il buon governo. Non si trattava del primato dell’uomo nei confronti della natura, bensì della sua armonizzazione con essa. Diversa invece è la visione giudaico-cristiana, secondo cui la tecnica è espressione della volontà di Dio del dominio dell’uomo sul mondo (visione ripresa in particolare a partire da Bacone). La scienza moderna ha infatti capovolto l’impianto greco. È l’uomo che fa ipotesi sulla natura e le conferma per mezzo di esperimenti: è dunque l’uomo stesso che stipula le leggi della natura, considerate valide finché non riesce a crearne di più sofisticate. 

È dunque più forte la tecnica o la natura? Se la tecnica modifica la natura quale delle due avrà il sopravvento? Il tragediografo greco Eschilo rispondeva già a questo quesito nel ‘Prometeo incatenato’: la tecnica è più debole della natura che resta lo sfondo immutabile a cui l’uomo deve adattarsi. È importante però specificare che le conoscenze dei Greci erano molto più modeste e l’uomo è presto diventato ‘possessor et dominator mundi’ (Cartesio, XVII secolo). É allarmante quanto inadeguata risulti ai nostri occhi la percezione del nuovo scenario in cui l’uomo non è più dominatore ma soggetto alla tecnica, poiché paradossalmente non potrebbe compiere alcun gesto quotidiano se non con il suo aiuto. Così scrive Theodor W. Adorno, esponente della Scuola di Francoforte in ‘Prismi. Saggi sulla critica della cultura’ (1955): ‘La spinta del progresso porta la Ragione a sottomettersi ai fatti della vita […] Se gli individui si ritrovano nelle cose che plasmano la loro vita, essi lo fanno non formulando la legge delle cose, ma accettando la legge della loro società’. Gli individui si identificano dunque con l’esistenza che è loro imposta e ‘trovano in essa compimento e soddisfazione’ (ibidem), senza rendersi conto dell’alienazione che questa identificazione produce. L’uomo infatti diventa un funzionario dell’apparato tecnologico e non reperisce in sé altra identità se non quella fornitagli dall’apparato tecnologico stesso: si tratta di una reificazione che non permette più all’uomo di riconoscere la propria identità a partire dalle proprie azioni ma solo dalla sterile funzionalità e perfezione dell’esecuzione.

Photo by Bradley Hook from Pexels

Tutto ciò ha naturalmente ripercussioni enormi nella vita e nella coscienza di ciascuno nel corso degli anni. Assistiamo ad una vera e propria trasformazione etica e politica per effetto dell’egemonia della tecnica. È suggestivo soffermarsi sull’etica della responsabilità di Weber, che considera gli effetti di un’azione, finché prevedibili. Ma la nostra capacità di fare supera la nostra capacità di prevedere. In più, soprattutto a partire dalla Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda, la scienza e la tecnica sono diventate un decisivo fattore di potenza sia in campo militare che in campo economico: lo scienziato non cerca più un modo per contemplare la natura, come in Grecia, ma cerca un modo per manipolarla. Tutto ciò ha naturalmente influito sulla società e sul modo dell’uomo di rapportarsi ad essa. 

Ed anche il processo decisionale si è trasferito dal politico al tecnologico: non è più la politica il luogo della decisione ma l’economia, che si fonda sulla tecnica, in un processo di marginalizzazione dell’uomo e di riduzione dello spazio della democrazia. L’età della tecnica comincia dunque dal nazismo: gli uomini risultavano solo buoni o cattivi operai che compivano le azioni che venivano loro ordinate. Non erano responsabili delle conseguenze, ma della perfezione della tecnica. Emblematica a questo proposito è la dichiarazione di Adolf Eichmann, militare e funzionario tedesco del Terzo Reich: ‘Io ho obbedito agli ordini’. Il bene e il male non dipendono più dalle conseguenze prodotte dalle azioni, ma dall’efficienza della tecnica. Dobbiamo dunque prendere coscienza dell’egemonia della tecnica e ribaltare i termini del problema e il nostro modo di pensare. Scriveva ad Heidegger il filosofo tedesco Gustav Anders: ‘Lei mi ha insegnato che l’uomo è il pastore dell’essere, io constato di essere il pastore delle macchine’. Constatava di non dover agire ma guardare il perfetto ed efficiente funzionamento delle macchine che attestava la regolarità della procedura. 

Photo by Mike Bird from Pexels

Spesso senza rendercene conto, oggi ci ritroviamo ad eseguire delle azioni, piuttosto che agire con motivazione. Heidegger sosteneva che non disponiamo di un pensiero alternativo a quello calcolante che si fonda sulla struttura mentale della logica binaria del sì e del no, del giusto e dello sbagliato. Essa ci fa perdere l’intelligenza divergente, cioè la capacità di capovolgere i termini del problema che viene proposto, come aveva fatto Galilei ipotizzando che non fosse il sole a girare intorno alla Terra ma il contrario.  Ed è proprio il pensiero divergente che ha permesso le grandi rivoluzioni della storia.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...