Il simpatico burattino si trova imprigionato tra fiaba, demagogia e propaganda.
Non si tratta di semplici fiabe rivisitate e divulgate oralmente, ma di veri e propri fumetti nelle mani dei bambini e dei loro genitori: una manipolazione che parte dall’infanzia e termina in cabina elettorale.
La figura collodiana lascia il posto a un piccolo eroe fascista, robot comunista o rappresentante dei dettami della Democrazia Cristiana. La politica lo accoglie e lo forgia per i propri fini e per ammaliare il proprio elettorato: di volta in volta Pinocchio si trova a vestire panni di figure politiche portate all’estremo e all’idealizzazione, che stravolgono la sua vera identità.
“Qui si narra l’avventura
Le Disavventure di Pinocchio, pubblicato alla vigilia delle elezioni del 1961.
dell’eroe di ogni bambino
che una vecchia dittatura
Trasformò in un burattino.
[…]
Nella storia che vedrete
c’è la strada più sicura
per salvarlo dalla rete
d’una nuova dittatura”
Le Disavventure di Pinocchio, pubblicato alla vigilia delle elezioni del 1961.
Una delle riletture e riscritture del nazional burattino più noto e raccontato: ottimo bersaglio e strumento politico.
C’era una volta: incipit che fa immediatamente immergere i piccoli ascoltatori o lettori in un mondo immaginario e sorprendente in cui tutto è possibile e meraviglioso. La fiaba è l’espressione più pura e genuina dei processi dell’inconscio collettivo e grazie ad essa il bambino procede all’individuazione di sé e della propria personalità.
Le fiabe parlano di formazione e agiscono sulla formazione: sono l’elemento con cui il bambino percepisce e accetta le norme sociali e i valori dominanti presenti in una cultura e società. Dunque la mente del bambino è manipolata sin dalla giovane età e indirizzata in futuro a interpretare la realtà in un modo già prestabilito.
Ma anche per un adulto il tranello è pericoloso: infatti il messaggio politico sotto forma di narrazione potenzia la sua efficacia grazie alla capacità della storia di attirare il lettore e farlo immedesimare in un mondo avvincente, in cui il lieto fine è garantito dal protagonista politico.
Infatti, Pinocchio nelle vesti di balilla è un vero eroe. Non teme sfide e difficoltà ed è intellettualmente superiore a tutti i suoi oppositori. Affronta delinquenti e nemici della Patria, ma soprattutto comunisti e ‘uomini negri’, così come indicati nelle vignette di propaganda fascista. È interessante notare come il monello collodiano si trasformi in un piccolo superuomo dannunziano che grazie ad inventiva ed arguzia convoglia le sue energie eversive contro gli avversari fascisti. Durante le sue spedizioni, però, non incontra mai avversari troppo sciocchi o ingenui poiché in questo modo la sua intelligenza, prontezza e superiorità possono essere meglio evidenziate. Inoltre, sebbene ne sia capace, non ha bisogno di usare mai propriamente forme di violenza perché le sue minacce sono sufficienti ad incutere così grande timore ed autorevolezza da far arrendere l’avversario in breve tempo. Il messaggio è automatico: il fascismo porta sulla retta via ed il lieto fine consiste proprio nell’acclamazione generale del balilla o nella promozione a grado di caporale. Un successo!
Figura parallela al Pinocchio balilla è Chiodino, un piccolo robot alla ricerca di amicizia, integrazione e giustizia sociale. In Chiodino interplanetario, l’eroe visita i pianeti della galassia, lottando contro le ingiustizie che incontra, ma scoprendo anche nuovi luoghi, metafore del socialismo e del comunismo, in cui regna l’uguaglianza sociale e la parità di diritti. La pedagogia comunista vuole rivendicare la laicità di Pinocchio, che si ravvede grazie a spedizioni punitive o parabole evangeliche. Ma Le avventure di Chiodino sono state ampiamente criticate e definite “marxismo in pillole che i comunisti offrono ai bambini per prepararli alla lotta di classe“ (L’Unità), per le rivendicazioni contro tirannia, sofferenza, imperialismo o discriminazioni razziste.
Ben più dinamiche ed estese, però, sono le vicende di Pinocchio secondo la Democrazia Cristiana, che si concludono con un avvertimento esemplare:
‘Questo albo è dedicato a coloro che-essendo creduloni come Pinocchio-prestano fede alle apparenze delle cose. Infatti solo le teste di legno ignorano che dietro il volto di Garibaldi – che è il contrassegno del Fronte democratico popolare – si nasconde la faccia di Stalin. Perciò CHI VOTA PER IL FRONTE DEMOCRATICO POPOLARE VOTA PER IL COMUNISMO. Apri gli occhi, dunque! Non lasciarti ingannare. Comportati da uomo libero e non da burattino. Operai, contadini, lavoratori! VOTATE CONTRO IL COMUNISMO E CONTRO IL CAPITALISMO. ENTRAMBI VI INGANNANO.’
da Le avventore di Pinocchio, secondo la DC.
La storia è ben articolata e numerosi sono i riferimenti a persone e avvenimenti: la scuola che Pinocchio dovrebbe frequentare è la scuola della democrazia e il teatro in cui viene attirato è di Stalin-Mangiafuoco, che provvede a trasformare il palcoscenico in una prigione con fitte sbarre al grido di ‘Evviva il comunismo e la libertà’. Per fortuna la Fatina Tricolore veglia su Pinocchio, lo libera e gli restituisce il voto che aveva usato per entrare nel ‘Teatro delle Nostalgie’. Ma Pinocchio non ha ancora imparato la lezione e usa il suo voto per arrivare al ‘Paese degli Allocchi’ o ‘della Cuccagna’, con la promessa di vivere beatamente fra benessere e divertimenti; in realtà dietro a questo agio si nasconde un mondo in cui è vietato lo sciopero e sono obbligatori i lavori forzati. Fortunatamente la Fatina interviene ancora una volta e finalmente Pinocchio può portare il suo voto verso l’urna della libertà, che è quella della Democrazia Cristiana.
È curiosa però la mancanza del grillo parlante, della coscienza di Pinocchio, che sembra agire secondo schemi già fissi e predisposti, senza arrivare ad un’autentica libertà e scelta d’azione. Invece è proprio la coscienza che dovrebbe essere il motore dell’azione e che non dovrebbe essere manipolata a fini propagandistici.
‘La libertà è precisamente il nulla che…costringe la realtà umana a farsi invece che ad essere. Per la realtà umana, essere vuol dire scegliersi’, afferma il filosofo Sartre. E forse questo è il più importante valore da riscoprire.